An interview with Giuliano da Empoli, the president of Volta, published in the newspaper Il Corriere della Sera, on February 25th, 2016.

 

Qual’è l’obiettivo di «Volta»?

«Unire personalità provenienti da esperienze diverse, non per forza d’accordo su tutto, ma che pensano che il modo migliore di prevedere il futuro sia inventarlo. I nomi contano fino a un certo punto, l’idea è quella di far emergere voci nuove, come alla Leopolda, ma con un diverso grado di approfondimento. Non ci sono politici in attività, non riceviamo finanziamenti pubblici, contiamo su fondi privati e la sede italiana è a Milano, la città più dinamica, oggi, nel nostro Paese. L’altra sede è a Bruxelles».

 Ernesto Galli Della Loggia sul «Corriere» ha scritto che per costruire una egemonia culturale al renzismo manca, per ora, un’idea forte.

«Vorrei chiarire: nessuno parla di instaurare un’egemonia culturale, non abbiamo una superpillola ideologica. Vedo però una linea riconoscibile, di prospettiva: l’idea di puntare sul modello italiano, culturale e produttivo, che ha una sua specificità e va riformato in profondità, ma per rafforzarlo, non per omologarlo ad altri. C’è forte discontinuità di Renzi rispetto ai vent’anni che l’hanno preceduto, quando Berlusconi cancellava la storia dell’arte dalle scuole e riduceva i fondi per la cultura e la sinistra, o i tecnici guardavano a modelli stranieri».

 Qualche esempio?

«Mah, basta guardarsi intorno. Perfino nei settori a più alta tecnologia esiste una specificità italiana. Penso alla robotica, dove siamo i più bravi a potenziare il lavoro umano anziché a sostituirlo. O alla vitalità di Milano in questa fase. Poi ci sono esempi più inattesi. Con Volta stiamo facendo una ricerca sul modello di immigrazione diffusa, tipico dell’Italia, che ha i suoi inconvenienti, ma per lo meno evita la formazione di veri e propri ghetti urbani come le banlieue francesi. Il tema non è dimostrare che viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma confrontarsi senza pregiudizi con la realtà. E provare a portare in Europa le idee migliori: il board internazionale che non piace a Galli Della Loggia serve soprattutto a questo».

 L’Europa appunto. Totò per dirsi uomo di mondo diceva di aver fatto il militare a  Cuneo. Un ragazzo di Cuneo un domani dirà di aver fatto il servizio civile a Tallin? 

«Può sembrare un punto marginale, ma risponde alla domanda più importante di tutte: cos’ha da dire a un ragazzo di 18 anni l’Europa? Se i giovani votano massicciamente i partiti euroscettici non sarà perché l’Europa non riesce a mobilitare il loro talento, l’entusiasmo? La curiosità, ma anche il legittimo desiderio di trovare un posto nel mondo? Il 17 marzo presenteremo a Bruxelles la nostra proposta di servizio civile europeo rivolta a tutti i giovani tra i 18 e i 25 anni, basata su esperienze in corso da tempo in Italia e all’estero».

 Un’altra proposta di Volta? 

«Sul tema della famiglia e della denatalità oltre al demografo Alessandro Rosina, abbiamo messo al lavoro Riccarda Zezza, autrice del libro La maternità è un master, esperta di spazi e di coworking per donne con figli. Visto il fallimento di soluzioni convenzionali come il bonus bebè, proviamo schemi diversi. Ma è solo l’inizio».