Come si contrastano i populismi euroscettici? Evitando di costruire ghetti come le banlieue e offrendo a tutti i giovani la possibilità di fare un’esperienza di cittadinanza europea. Ne è convinto il sociologo Giuliano da Empoli presidente di «Volta», pensatoio che farà da incubatore di idee per l’Italia di Renzi, di cui da Empoli (classe 1973) è stato consigliere, e prima ancora assessore alla Cultura a Firenze.

Qual’è l’obiettivo di «Volta»?

«Unire personalità provenienti da esperienze diverse, non per forza d’accordo su tutto, ma che pensano che il modo migliore di prevedere il futuro sia inventarlo. I nomi contano fino a un certo punto, l’idea è quella di far emergere voci nuove, come alla Leopolda, ma con un diverso grado di approfondimento. Non ci sono politici in attività, non riceviamo finanziamenti pubblici, contiamo su fondi privati e la sede italiana è a Milano, la città più dinamica, oggi, nel nostro Paese. L’altra sede è a Bruxelles».

Ernesto Galli Della Loggia sul «Corriere» ha scritto che per costruire una egemonia culturale al renzismo manca, per ora, un’idea forte.

«Vorrei chiarire: nessuno parla di instaurare un’egemonia culturale, non abbiamo una superpillola ideologica. Vedo però una linea riconoscibile, di prospettiva: l’idea di puntare sul modello italiano, culturale e produttivo, che ha una sua specificità e va riformato in profondità, ma per rafforzarlo, non per omologarlo ad altri. C’è forte discontinuità di Renzi rispetto ai vent’anni che l’hanno preceduto, quando Berlusconi cancellava la storia dell’arte dalle scuole e riduceva i fondi per la cultura e la sinistra, o i tecnici guardavano a modelli stranieri».

Qualche esempio?

«Mah, basta guardarsi intorno. Perfino nei settori a più alta tecnologia esiste una specificità italiana. Penso alla robotica, dove siamo i più bravi a potenziare il lavoro umano anziché a sostituirlo. O alla vitalità di Milano in questa fase. Poi ci sono esempi più inattesi. Con Volta stiamo facendo una ricerca sul modello di immigrazione diffusa, tipico dell’Italia, che ha i suoi inconvenienti, ma per lo meno evita la formazione di veri e propri ghetti urbani come le banlieue francesi. Il tema non è dimostrare che viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma confrontarsi senza pregiudizi con la realtà. E provare a portare in Europa le idee migliori: il board internazionale che non piace a Galli Della Loggia serve soprattutto a questo».

L’Europa appunto. Totò per dirsi uomo di mondo diceva di aver fatto il militare a  Cuneo. Un ragazzo di Cuneo un domani dirà di aver fatto il servizio civile a Tallin? 

«Può sembrare un punto marginale, ma risponde alla domanda più importante di tutte: cos’ha da dire a un ragazzo di 18 anni l’Europa? Se i giovani votano massicciamente i partiti euroscettici non sarà perché l’Europa non riesce a mobilitare il loro talento, l’entusiasmo? La curiosità, ma anche il legittimo desiderio di trovare un posto nel mondo? Il 17 marzo presenteremo a Bruxelles la nostra proposta di servizio civile europeo rivolta a tutti i giovani tra i 18 e i 25 anni, basata su esperienze in corso da tempo in Italia e all’estero».

Un’altra proposta di Volta? 

«Sul tema della famiglia e della denatalità oltre al demografo Alessandro Rosina, abbiamo messo al lavoro Riccarda Zezza, autrice del libro La maternità è un master, esperta di spazi e di coworking per donne con figli. Visto il fallimento di soluzioni convenzionali come il bonus bebè, proviamo schemi diversi. Ma è solo l’inizio».

Intervista pubblicata dal Corriere della Sera, il 25 febbraio 2016